Famiglia: TILIACEAE A.L. de Jussieu
Specie: Tilia cordata Miller
Nom. com. Tiglio selvatico, Tiglio maremmano
Descrizione, morfologia:
latifoglia nobile dei nostri boschi; albero di media o grande dimensione può raggiungere in condizioni ottimali i 25-30 m di altezza, di solito inferiore al T. platyphyllos, si trovano però esemplari di oltre 1,5 m di diametro del tronco, pianta molto longeva come tutti i Tigli, pollonante alla base anche se non stimolato da tagli o riduzioni di chioma; tronco molto robusto a volte policormico negli individui isolati; chioma ampia, subglobosa ma meno ovale che in T. platyphyllos.
Ha crescita di tipo simpodiale e monocasio, non molto rapida, ma rimane sostenuta per moltissimi anni.
La corteccia liscia macchiettata, grigio-bruna da giovane, diviene con l’età solcata longitudinalmente in solchi poco profondi di colore grigio. I giovani rami sono glabri e lucidi di colore dapprima verdi olivastri e poi bruni o rossicci, meno robusti che in T. platyphyllos, portano gemme ovoidi-globose con 2 perule evidenti, glabre, rossastre.
Foglie, fiori, semi:
le foglie sono relativamente più piccole che in T.nostrale tra 3 a 9 cm, ovate sub-orbicolari a base nettamente cordata, anche assimetriche, da cui l’epiteto specifico “cordata”, brevemente e bruscamente appuntite all’apice; la pagina superiore è verde scuro, liscia con nervature terziarie non evidenti; quella inferiore da verde chiaro all’inizio stagione vegetativa, a glauca con ciuffi di peli bruno- rugginosi all’ascella delle nervature, hanno il margine serrato e il picciolo glabro e lungo 2-4 cm. Le foglie dei polloni sono molto più grandi di quelle dei rami adulti.
Le infiorescenze sorrette da una lunga brattea, portano più fiori che in T. nostrale, da 4 a 15 fiori poco odorosi, sepali lunghi 3 mm mentre i petali variano da 3 a 8 mm; i fiori sono bianco giallognoli, hanno ovario tomentoso e al massimo 30 stami e senza staminoidi.
L’antesi è più tardiva che in T. nostrale, circa due settimane di differenza, dalla metà di giugno alla metà di luglio; l’impollinazione è entomofila e molto mellifera. I frutti sono subglobosi di circa 5-6 mm a pericarpo membranoso, fragile, tomentoso e grigiastro a maturità (ottobre) con 5 costolature appena accennate.
La disseminazione è come in tutti i Tigli, anemocora e si protrae per tutto l’inverno, il trattamento dei semi per la semina è identico che in T.nostrale. La plantula è subglabra con cotiledoni a 7 lobi.
Legno, apparato radicale:
il legno del Tiglio selvatico è simile a quello di tutti gli altri Tigli è meno leggero che in T. nostrale, con alburno e duramen indistinti (omoxilo), da bianco-giallastro a leggermente rosato, sericeo, a porosità diffusa, con raggi midollari appena visibili ad occhio nudo, è tenero e all'aperto è di poca durata però è di facile lavorazione e di bel aspetto, viene usato in falegnameria fine, ebanisteria e in modellistica per la sua leggerezza e resistenza. Non è un buon combustibile ma viene usato per la produzione di carboncini da disegno.
L'apparato radicale in gioventù è fittonante, poi ampio e robusto con grosse radici che si approfondiscono nel terreno ma alcune si dilungano in superficie.
Areale, ecologia:
in Europa il T. selvatico ha un areale più vasto che negli altri Tigli per le sue caratteristiche di maggior esigenza in freschezza e continentalità e perciò si spinge maggiormente ad est superando gli Urali e a nord raggiungendo il sud della Fennoscandia; a sud raggiunge il Caucaso, il Mar Caspio, il Mar nero e il nord della Grecia a ovest i Pirenei e la Francia tranne la Normandia, la Gran Bretagna meridionale.
In Italia ha una minore espansione nelle regioni meridionali per le sue esigenze di maggior continentalità ed il suo areale in Italia meridionale è alquanto incerto, perché dall’Italia centrale a quella meridionale si stempera nella sua forma ibrida (T.x vulgaris Hayne = T. intermedia D.C.).
Cresce nelle zone fitoclimatiche del Castanetum e del Fagetum, dove risale a quote maggiori del T.nostrale fino a 1700 m negli Appennini centrali.
Preferisce terreni profondi, freschi e ricchi di humus dolce proveniente da rocce carbonatiche ma anche flycsh sub-acido, purché non argilloso-compatti, né francamente sabbiosi.
E’ specie più sciafila e resiste meglio ad eventuale aridità estiva rispetto all’altro Tiglio. Di temperamento mesofilo, esige buona umidità dell’aria e del suolo, tollera forti escursioni termiche quindi vegeta in climi tendenzialmente più continentali, negli orizzonti delle latifoglie eliofile e nella porzione inferiore delle latifoglie sciafile.
I Tigli sono piante poco socievoli, non formano mai boschi puri, si trovano in modo sporadico a piccoli gruppi in mescolanza con Rovere, Aceri, Frassini, Carpini e Cerro, ma anche con Faggio e Abete bianco.
Spesso però li troviamo in parchi, grandi giardini e come alberatura stradale assieme ad altri Tigli non autoctoni, per la loro chioma, bellezza, profumo, maestosità e longevità, anche in località fuori dalla fascia di vegetazione che gli è propria.
Note, possibile confusione:
fra i numerosi ibridi naturali o antropogenici, tra i due nostri Tigli, il più importante è senza dubbio Tilia x vulgaris Hayne, ma è mportante anche T.x euchlora K. Koch, l’ibrido tra T. cordata e T.dasystyla, un Tiglio diffuso dalla Crimea al Caucaso e Iran, conosciuto dal 1860 dotato di un bel portamento ma soprattutto poco appetito dagli Afidi, per cui non crea problemi di imbrattamento di marciapiedi e auto nelle città e nei viali.
Si può confondere:
con T. platyphyllos Scopoli che ha foglie più grandi verde medio con nervature terziarie ben evidenti, generalmente pelose da giovani su tutte due le pagine, anche il picciolo e il giovane rametto, a fine stagione vegetativa rimane una peluria biancastra nella pagina inferiore delle foglie tra le nervature ; frutti pochi, più grossi e molto duri, più allungati con 5 costolature prominenti.
Con T. x vulgaris Hayne che ha caratteristiche intermedie e nell’insieme non riferibili all’una o l’altra specie.
Con T.americana L. del nord America è il più usato nelle alberature stradali, ha foglie molto grandi e glabre, fino a 20 cm, anche i rametti sono glabri e i fiori molto profumati hanno evidenti staminoidi petaloidi, infiorescenze dense e ordinatamente pendenti, fioritura tardiva (luglio), corteccia grigio-nerastra, vivacemente pollonifero alla base e infestato dagli afidi.
Con T. heterophylla Vent. del nord America usato anch’esso nelle alberature stradali e come il precedente ha foglie molto grandi con peli nella pagina inferiore lungo le nervature secondarie e terziarie ma con rametti completamente glabri, fiori con staminoidi-petaloidi.
ConT. tomentosa Moench detto tiglio argentato, (SE-Europeo ovest-asiatico) proprio per l'aspetto argenteo della chioma mossa dal vento; foglie argentee di sotto per fitta tomentosità, fiori con staminoidi, profumatissimi, più che in qualsiasi altro Tiglio, quasi nauseante, tanto da essere tossico per le api che quando bottinano questo Tiglio cadono a terra stordite e perciò non è indicato nei giardini pubblici o luoghi frequentati da persone che durante la fioritura possono essere punti da api che cadono dalla chioma.
Principali fonti:
"Botanica forestale di R. Gellini e P. Grossoni, CEDAM 1997
"Latifoglie nobili dei nosti boschi" quaderni di Monti e boschi di G. Bernetti e M. Padula, Edagricole 1984
"Flora d'Italia" di S. Pignatti 1982
"Alberi e arbusti in Italia" di M. Ferrari e D. Medici, Edagricole 2003
"Monti e boschi" Edagricole
"Flora, fitocenosi e ambiente" D. Ubaldi CLUEB 2003
"Guida ai suoli forestali" di E. Abramo, G. Michelutti, D.R.F. 1998
"Elementi di fitosociologia" di A. Pirola, CLUEB 1999
"La vegetazione forestale e la selvicoltura nella regione Friuli.V.G." di R. Del Favero e L. Poldini D.R.F. 1998
"Insetti e funghi dannosi ai nostri boschi nel Friuli.V.G. di F.Stergulc e G. Frigimelica
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